domenica 16 dicembre 2012

AL PUNTO DI PARTENZA

dalla Stampa del 14/12/2012

dopo 6 anni di sperpero di denaro pubblico, i "capitani coraggiosi" voluti da Silvio, con accordi sottobanco (vedi: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=3908222225340&set=a.1341204051490.2042248.1272845665&type=1&theater), anche e soprattutto ai danni dei tarantini, si ritorna al punto di partenza: Alitalia passa ad AirFrance.

Articolo di Alessandro BARBERA (la Stampa)
Niente ricapitalizzazione, salvataggio pubblico o nozze arabe. Il futuro di Alitalia è scritto nella volontà della sua promessa sposa e prima azionista Air France-Klm. La banca d’affari Lazard, consulente di fiducia della compagnia franco-olandese, ha avuto mandato dal numero uno Jean-Cyril Spinetta di preparare il piano di fusione fra le due compagnie. 
 Il piano, secondo quanto riferiscono fonti confidenziali, è pronto per essere sottoposto ai soci italiani di Alitalia e prevede la nascita di un’unica holding fra le tre compagnie con un’operazione carta su carta di scambio di azioni. Il 12 gennaio scade la clausola di lock-up che i ribattezzati capitani coraggiosi firmarono cinque anni fa con la regia dell’allora amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Passera. Era il dicembre del 2008 e Berlusconi voleva a tutti i costi salvare l’italianità della compagnia sommersa dai debiti. 
 Quella decisione cancellò la gara voluta da Prodi che individuava nei francesi l’unico partner possibile. Per ironia della sorte, o semplicemente per l’ineluttabile logica delle cose, le lancette tornano indietro di sei anni. 
Dopo mesi di passione, il colosso franco-olandese sta migliorando i conti. L’ultima trimestrale (da luglio a settembre) dice che Air France-Klm ha avuto cinquecento milioni di risultato operativo, cento in più dello stesso periodo del 2011. 
A luglio dell’anno scorso il titolo aveva toccato i minimi storici - tre euro ad azione - ora è stabilmente sopra i sette, e le previsioni sono di un’ulteriore salita nel corso del 2013. Ecco perché, dopo aver messo nel cassetto il progetto ed essersi concentrato sulla ristrutturazione della compagnia, Spinetta - 69enne di origine corse - torna sul dossier con il quale vorrebbe chiudere la sua lunga carriera. Per Alitalia, i suoi soci e l’amministratore delegato Andrea Ragnetti prendere una decisione sarà difficile. E’ il tema di cui ieri si è discusso a lungo in un consiglio di amministrazione. 
La clausola di lock-up scade il 12 gennaio e prevede che fino al 28 ottobre il trasferimento a terzi avvenga a condizione che gli altri soci non esercitino il diritto di prelazione. Ma molti dei soci sono presi da altri problemi: Emilio e Fabio Riva, i più importanti dopo i francesi e Intesa, sono rispettivamente agli arresti e ricercato, stessa cosa vale per Francesco Bellavista Caltagirone. Marcello Gavio non c’è più, Fondiaria Sai e le sue partecipazioni sono finite a Unipol. 
La palla è dunque nelle mani di Intesa, che nel frattempo ha cambiato amministratore delegato - Tommaso Enrico Cucchiani - del socio-presidente Roberto Colaninno e della politica, che - pur non essendo più azionista - dovrà inevitabilmente dire la sua. 
La storia si ripete beffardamente, perché il momento delle decisioni arriva nel pieno di una transizione: su quale tavolo arriverà la richiesta dei francesi? Su quello del governo uscente e di un premier (Monti) il cui destino politico è ancora incerto oppure i soci Alitalia attenderanno il nuovo inquilino di Palazzo Chigi? La risposta non è scontata, perché i conti non vanno bene e una decisione potrebbe rendersi necessaria prima di giugno, e perché fra i soci non c’è una linea comune, se non quella di evitare una ricapitalizzazione a spese loro.
Due giorni fa, in un’intervista al Messaggero, Ragnetti ha rivendicato «mani libere» per discutere il suo futuro anche con gli arabi di Etihad. La verità è un altra: per ragioni azionarie e industriali il destino della compagnia italiana è segnato, e le parole di Ragnetti servono ad alzare il prezzo della trattativa. Insomma, è solo una questione di tempo e di prezzo: ad Alitalia credono che una azione di Air France ne valga al massimo quattro delle sue, i francesi immaginano un concambio di uno a sette.  

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