dal Quotidiano del 5 giugno 2014 |
In occasione della prossima venuta del premier Matteo RENZI, abbiamo voluto metterlo al corrente della situazione infrastrutture qui a Taranto, sperando che anche per la nostra città ci sia un cambio di rotta e che cessino gli "aut aut" imposti dalla Regione Puglia.
Questo il testo della lettera:
Egregio presidente,
Ci ha colpito molto il suo riferimento alla città di Taranto
durante il discorso subito dopo la vittoria alle scorse elezioni europee. Non
pensiamo sia stato un cinico calcolo o un espediente, ma un giusto e doveroso
riconoscimento a tanti cittadini che sopportano da troppo tempo, scelte imposte
dall'alto. Come lei ha detto, Taranto ha dato molto all'Italia. In 150 anni è
stata al completo servizio della nazione, ospitando industrie che hanno avuto
ed hanno un pesante impatto ambientale: Ilva, ENI, Cementir, Arsenale militare,
Marina militare e, proprio quest'ultima ha posto una serie di limiti e di
vincoli che non permettono la fruibilità di buona parte del territorio
comunale.
Ha dovuto pensarci la magistratura, facendo intravedere una
possibile redenzione per i suoi cittadini e per questa città, che viene
costantemente preclusa da qualsiasi altro sviluppo alternativo che non sia la
"monocultura industriale". Non sappiamo se lei abbia mai visitato la
nostra città, si fidi: è molto bella e, se avrà modo di farlo nei giorni a
venire, se ne renderà conto di persona.
Uno dei punti fermi al quale sono giunte tutte le
associazioni che si occupano di sviluppo, di cultura ed anche di economia, è
quello di puntare sul turismo. Il turismo, quello di grandi numeri, quello che
si può fare solo con strutture e trasporti efficienti. Taranto è assolutamente
carente nel settore trasporti. Treni fantasma, strade fatiscenti, autostrade
inesistenti, porto e aeroporto che non funzionano, ecc.
Veniamo al dunque: l'aeroporto. Da altre parti, in tutto il
mondo, una infrastruttura delle dimensioni dell'aeroporto di Taranto, verrebbe
visto come una vera e propria manna dal cielo. Qui Puglia, l'aeroporto di
Taranto è visto come una sventura come un problema, anziché come opportunità e
ricchezza.
12 anni fa, l'allora SEAP (del neo candidato sindaco a Bari,
Domenico Di Paola), si aggiudicò la concessione per quarant’anni di tutti e
quattro gli aeroporti di Puglia, con l'aiuto di tutta la catena di comando di
destra (Berlusconi, Lunardi, Fitto...), ...eredità accettata volentieri anche
dal regno Vendola. Già da allora il preciso scopo era di creare un monopolio,
che di fatto porta al funzionamento di due aeroporti (Bari e Brindisi) e al
blocco degli altri due (Taranto e Foggia). Le ricadute di un aeroporto sul
territorio, oltre alle solite e conosciute opportunità, genera anche voti
elettorali, assunzioni, diritti aeroportuali, ecc.. Recentemente, grazie alle
denunce del sindaco di Bari Michele Emiliano, la magistratura sta indagando sui
comportamenti "anomali" di Aeroporti di Puglia, e magari
un'occhiatina agli stipendi (ben oltre quelli che Lei ha imposto ai manager
pubblici), potrebbe darcela anche Lei.
L'aeroporto di Taranto è il più grande della Puglia, con la
quinta pista più lunga d'Italia, una delle poche che può ospitare i giganti del
cielo, ovvero, il Boeing 747 Dreamlifter. Un aeroporto che farebbe la felicità
di tutte quelle strutture alberghiere di qualità che sono presenti nel
territorio ionico metapontino; tant'è che sindaci della Calabria e della
Lucania, hanno sottoscritto protocolli d'intesa con la Camera di Commercio di Taranto. Nell'ottobre
scorso una manifestazione sottoscritta da 44 associazioni che si
occupano di sviluppo alternativo, hanno portato in piazza quasi un migliaio di
cittadini che chiedevano a gran voce la riattivazione dell'aeroporto. Ma tutto
ciò non ha minimamente scosso i piani di Aeroporti di Puglia e del governatore
Vendola (nominatosi nostro "padre adottivo"), che continuano a
presentare progetti e piani farsa da oltre 10 anni senza che su quell'aeroporto
succeda mai nulla, anzi tutte le iniziative private, vengono puntualmente
bloccate, sviate, dirottate.
Proprio l'Europa, nel 2007 (ma si appresta a farlo anche nel
2014), convinta che gli aeroporti regionali servono allo sviluppo, stanziò per
Taranto 5 milioni di euro "aiuti di Stato" per lo start-up alle
compagnie, soldi che a Taranto non sono mai arrivati. Ogni compagnia che ha
cercato di fare base a Taranto è stata prontamente invitata a spostarsi a Bari
e Brindisi, con scuse banali e puerili: l'aeroporto di Taranto è cargo! Cargo,
senza che ci sia alcunché di cargo; ma tanto basta per tenerlo bloccato, fermo
e, bisogna dire, che con la complicità di tanti, ci sono riusciti.
Signor presidente, noi le chiediamo, di rendersi conto di
persona, magari guardando gli atti, di quale danno è stato perpetrato in tutti
questi anni alla comunità ionica, che vanta un bacino d'utenza di 700.000
utenti, senza considerare gli utenti calabro-lucani che non aspettano altro che
poter usufruire di questa infrastruttura che, se indirizzata a dovere, potrebbe
portare sia un beneficio dal punto di vista di mobilità per i cittadini, che
come scalo cargo vista la vicinanza e l'importanza del porto di Taranto.
Signor presidente, le chiediamo (visto che gli appelli al
ministro Lupi sono caduti nel vuoto), di liberare la nostra città dai vincoli e
le catene imposte di una cattiva politica che non guarda al beneficio di una
comunità, ma persegue logiche di spartizione e di potere.
Con stima
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