dal Quotidiano di Bari del 9 ottobre 2014 |
{ Regione Puglia } Questa
volta il vicepresidente regionale Marmo chiede chiarimenti alla giunta
“Altri 17 milioni di europei”
Ryanair dalla Regione Puglia, senza bando pubblico e con un rinnovo automatico
dell’accordo di cinque anni, contrario anche alle nuove disposizioni dell'Ente
Nazionale dell'Aviazione Civile: adesso è il caso che la Giunta Regionale
chiarisca i motivi, specie in presenza di altre compagnie aeree ‘low cost’ che
volano da e per la Puglia, spesso anche con tariffe più convenienti. Adp
continua ad elargire milioni di euro della collettività alla Ryanair".
Anche il Vicepresidente del Consiglio Regionale, Nino Marmo, si è accorto dei
milioni di euro elargiti alia compagnia irlandese dalla società di gestione
aeroportuale pugliese senza bando pubblico. E finalmente anche lui chiede
spiegazioni anche alla luce delle dichiarazioni del Presidente dell’Enac, Vito
Riggio, che ha attenuato che sulla questione degli aiuti alla Ryanair si debba
applicare la nuova normativa nazionale che impone il bando pubblico. Insomma,
la Giunta pugliese ha approvato, per l’ennesima volta, le linee di indirizzo
applicate da Aeroporti dì Puglia sulla pubblicità e promozione, Peccato però
che, come ormai accade da anni, i 17 milioni vengano trasferiti ad Adp per il
marketing, ma poi di fatto l’ente li dà alla compagnia sotto forma di aiuti di
Stato, e dunque agevolando lui privato rispetto ad altri con una semplice
scelta discrezionale dell’ente stesso. A questo proposito, per Marmo, sarebbe
utile prendere visione dello studio del Dipartimento di Studi aziendali
dell’Università di Bari che evidenzierebbe, secondo la Giunta, che il saldo fra
spesa complessiva dei passeggeri di Bari e Brindisi e l’importo sostenuto dalla
Regione sia largamente positivo. <<Dati che servirebbero a fare chiarezza,
nell’opacità di questi trasferimenti concessi in assenza di una procedura di
evidenza pubblica aperta a tutte le compagnie presenti sul mercato. Tutto ciò
concorre -conclude Marmo- a sostenere la tesi della necessità di avviare la
privatizzazione della società che gestisce gli aeroporti pugliesi, così come
sta avvenendo in molte altre Regioni d’Italia.
Con una discutibile politica
commerciale-operativa, la società che gestisce gli aeroporti civili pugliesi, a
braccetto con l'ente regionale proprietario, stende daccapo tappeti d’oro ai
rampanti manager del Gruppo guidato dall'irlandese Michael O’Leary (mr.
Ryanair) che nel 2004 ha fatto planare anche a Bari - come da qualche anno in
centinaia di città europee - i suoi metallici uccelli alati che realizzano
l’utopia del low cost spinto: viaggiare in aereo gratis (o quasi).
Una politica spregiudicata che
miete consensi con sempre più passeggeri, creando di fatto un nuovo target di
mercato che mai si era avvicinato in precedenza al trasporto aereo.
Il patto di ferro del clan giallo-blu
vola sulle ali dei baresi e dei pugliesi, con buon reclutamento anche nelle
vicine Basilicata e Calabria. Londra e poi Francoforte e poi, man mano, tante
altre destinazioni europee ma anche italiane. Un grande pezzo di popolo
meridionale - giovani e studenti con il miraggio delle grandi capitali europee,
famigliole, ceto medio che per la prima volta possono festeggiare battesimi e
cresime volando, terza età non più condannala alle maratone ferroviarie, frotte
di emigrati che possono finalmente intensificare i contatti con la terra d’origine
- incrementa la soggettiva dose di libertà Illusoriamente con pochi soldi,
perché il furbo mr. Ryanair predispone mille trappole on e off air per spennare
tanti altri quattrini oltre il modesto obolo della tariffa.
Ai sempre più potenti irlandesi
dell’aria - attualmente prima compagnia in Italia con 28 milioni di passeggeri
nel 2011 - non intrigano le trame perverse e speculative del management locale,
che lasciano cuocere nell'acqua loro, mentre i Boeing 737 sfrecciano a frotte
nei cieli di Palese e di Brindisi Casale. Aeroporti di Puglia sembra proprio
legata mani e piedi con Ryanair, d’ora in avanti il suo destino e il suo valore
di mercato dipendono da un visionario irlandese, con la sua compagnia insediata
su due basi operative (Bari con due velivoli residenti. Brindisi con uno) con
un primo, “strano" contratto di 5 anni che prevede come corrispettivo da
parte di AdP 12 milioni di euro l’anno per un non meglio definito “Marketing
Service Agreement" a cui aggiungere ulteriori contributi in funzione
all’incremento dei passeggeri trasportati. Il progetto esecutivo del “Piano di
comunicazione per lo sviluppo del turismo incoming" AdP approvato dalla
Regione, è altrettanto parco in quanto a informazioni puntuali e operative. Da
AdP scrivevano, con Di Paola amministratore unico: “Per raggiungere l’obiettivo
è necessario utilizzare metodologie innovative. Concentrare le risorse su un
unico mezzo....Identificare un mezzo/canale il più vicino possibile al target
identificato.
Focalizzare su internet la
campagna,,,”. Si investono, i primi 12 milioni di euro l’anno (ed ora altri 17)
molto semplicemente passandoli alla società irlandese Airport Marketing
Services, di proprietà delia Ryanair, che di mestiere fa semplicemente quello
di concessionaria della pubblicità del sito web della compagnia. A scorrere i
listini presenti on-line, anche volendo comprare tutti i moduli proposti contemporaneamente,
difficilmente si arrivano a spendere 12 milioni di euro. Con questa cifra probabilmente
si potrebbe acquisire l’intera proprietà dei sito. Ma quello che più desta perplessità
è la modalità con la quale questa ingente somma passa mensilmente dalle casse
della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico
“Marketing Services Dec2011” che fanno transitare all’estero i 12 milioni
puliti puliti, senza che neanche un centesimo resti in Italia, visto che l’iva
su fatturazione estera non è prevista. Immense zone d'ombra, insomma, che
farebbero saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell'Agenzia delle
Entrate.
A leggere il resoconto della
relazione di Mimmo Di Paola all’assemblea dei soci in occasione del bilancio
2010 si percepisce la consapevolezza di essere di fronte ad un nodo gordiano
che non avrebbe mai trovato il suo Alessandro Magno risolutore. Di Paola
affermava che il mancato reperimento dei fondi da destinare a Ryanair comporterebbe:
“Per il 2011 la registrazione di una perdita di esercizio superiore a €
4.316.667 (per fortuna non è accaduto, ndr.). Per il 2012 e successivi esercizi
(causerebbe) l’inevitabilità della risoluzione anticipata del contratto con
Ryanair, con elevata probabilità di contenziosi per risarcimento di ingenti danni
e pagamento di penali". La società aeroportuale pugliese, insomma, si è
ridotta a “comprare’’ il traffico passeggeri da una compagnia aerea per sopravvivere.
Altro che mercato. Questa
singolare politica operativa della Ryanair, già nel mirino della Comunità
Europea, comincia a trovare contestazioni in varie parti d’Italia. A Bergamo si
indaga sull’ipotesi di evasione delle tasse italiane poiché la compagnia
contrattualizza tutti i suoi dipendenti secondo la più favorevole normative
Irlandesi, anche se di fatto tutto il lavoro viene espletato in Italia. Molte
società di gestione aeroportuali iniziano a chiedersi quanto possa risultare
redditizia questa dipendenza da un singolo soggetto del mercato che, come
abbiamo visto, in Puglia diventa la palla al piede (o in aria, se sì preferisce...)
della società regionale di gestione degli aeroporti.
Nessun commento:
Posta un commento
chi lascia un commento si assume la responsabilità di quello che scrive.