lunedì 30 dicembre 2019
Movimento Aeroporto TARANTO: NON CREDIAMO PIÙ NEANCHE A ...BABBO NATALE
sarà dura alle prossime regionali.
Non voteremo Emiliano perchè sta seguendo le orme di Vendola o, non voteremo Fitto che è stato l'ideatore di SEAP/AdP?
Movimento Aeroporto TARANTO: NON CREDIAMO PIÙ NEANCHE A ...BABBO NATALE: Siamo costretti ad aggiornare il post del 6 gennaio 2015 " NON CREDIAMO PIÙ ALLA BEFANA, SPERIAMO IN BABBO NATALE" E anch...
sabato 7 dicembre 2019
martedì 3 dicembre 2019
AEROPORTO DI BERLINO BRANDEBURGO, IL TAGLIO DEL NASTRO A OTTOBRE 2020
Dopo otto anni di ritardi e dietrofront,
la nuova struttura è finalmente pronta a sostituire l'aeroporto di Berlin Tegel
3 dicembre 2019 - È stata una gestazione
lunga. Lunga e anche piuttosto travagliata, ad onor del vero. Ma l’aeroporto di
Berlino Brandeburgo, a quanto pare, è finalmente pronto ad aprire i battenti e
ad accogliere tra i suoi terminal e le lounge il popolo dei cieli. In ritardo
di “soli” otto anni rispetto alla tabella di marcia, sarà inaugurato il 31
ottobre del 2020.
Dopo quasi un decennio, cioè, di rinvii
e grovigli burocratici che hanno messo in imbarazzo la Germania ma,
soprattutto, la società che si è occupata dei lavori di costruzione della
struttura: la Flughafen Berlin Brandenburg.
Gli aficionados di questa avvincente
soap opera ad alta quota ricorderanno senz’altro tutte le turbolenze – è
proprio il caso di dirlo – che hanno movimentato i lavori di costruzione, ma
proviamo a riavvolgere il nastro e ricordare tutto quello che è successo in
questi otto, lunghissimi, anni. L’apertura fu inizialmente fissata per il mese
di giugno del lontano 2012: a pochi giorni dal taglio del nastro, però, ci fu
un primo ed eclatante dietrofront.
La
struttura di Berlino non era ancora pronta. Sotto nessun punto di vista. Non
era sicura come avrebbe dovuto e si rivelò completamente inadatta, di
conseguenza, ad accogliere i pendolari e i viaggiatori che per ovvie ragioni avrebbero
ben presto affollato l’aeroporto. Le indagini successivamente condotte
rivelarono, addirittura, dei clamorosi errori strutturali e delle falle nel
progetto.
Il volume di traffico aereo da e verso
Berlino, nel frattempo, è cresciuto ulteriormente, ragion per cui è stato
necessario rivedere gli edifici che compongono lo scalo e apportare delle
modifiche affinché potessero essere in grado di reggere un tale movimento. Ad
ottobre del 2019, l’ennesima doccia fredda: ancora una volta l’apertura dell’aeroporto
venne annunciata in pompa magna e poi rinviata a data da destinarsi.
A fare le bizze, in quel caso, fu la
Tuv, l’associazione incaricata di effettuare le ispezioni del caso al fine di
rilasciare alla società le certificazioni necessarie per inaugurare
ufficialmente lo scalo. Gettando i tedeschi nello sconforto più totale,
annunciò che non sarebbe stato possibile rispettare le tempistiche e che ci
sarebbe voluto molto di più per ottemperare a tutti gli obblighi imposti in
materia di controllo.
Ma ora, finalmente, ci siamo. O almeno,
fatti i dovuti scongiuri s’intende, così sembrerebbe. E seppur l’aeroporto di
Berlino Brandeburgo sia certamente nato sotto una cattiva stella, è già
destinato a diventare uno scalo fondamentale per l’Europa intera. Sostituirà a
tutti gli effetti l’altrettanto nevralgica struttura di Berlin Tegel, che
chiuderà nello stesso periodo in cui i primi aerei inizieranno a decollare
lungo le piste di questo nuovissimo, e tormentato, aeroscalo tedesco.
giovedì 24 ottobre 2019
LO AVEVAMO DETTO!
Che dire, l'avevamo detto!? nel 2011,
anche il peggiore pessimista, non avrebbe mai potuto dire (nel 24/10/2011 partiva solo un volo da Aeroporto Taranto), che nel 2019 saremmo stati anche peggio.
Sotto la regia di AdP con il manovratore Di Paola, coadiuvato da Minervini, Fitto, Vendola, Emiliano, con la complicità di tutti i pseudo-politici di Taranto (e di altri che addirittura volevano #volarealto), si perpetua l'isolamento di Taranto.
Tutti senza vergogna, che continuano a fare moine in tv e sui giornali. Ma purtroppo, in questa vergogna, ci siamo anche noi. Noi, gente comune, imprenditori, lavoratori, istituzioni ecc., siamo tutti responsabili del disastro.
Nel 2013 e, precisamente il 26 ottobre, proponemmo: "Manifestazione per lo Sviluppo Alternativo a Taranto", parteciparono solo 700 persone, perlopiù studenti. A nessuno interessava "lo sviluppo alternativo". In tanti sono rimasti a casa (i famigerati "leoni da tastiera" a sbraitare contro Riva, tanti se ne fregavano e se ne fregano.
Questo è il risultato! I nostri giovani ci malediranno!
amen
mercoledì 28 agosto 2019
C’È SPAZIO? ANCHE SE ...MORTO!
differenze tra spazioporti |
Si fa presto a dire "Spazioporto". Ma ci sono spazioporti e spazioporti; quelli situati in pieno deserto, con il primo grosso centro abitato (El Paso) a 170 km., e quelli, nel pieno di centri abitati.
Le differenze sono del tutto evidenti e, solo un cieco o chi vuole ciurlare nel manico, può dire il contrario.
Anzi, attaccato ad Aeroporto Taranto, c'è lo stabilimento Leonardo con centinaia di lavoratori. Le norme relative agli "spazioporto" per possibili voli orbitali (una attività molto popolare, che porterebbe benefici enormi per la popolazione), sono molto stringenti e le assicurazioni per probabili incidenti non esistono o sono molto costose.
Non è questo il futuro che vuole il territorio e, non è questo che deve fare un aeroporto dello stato.
lunedì 15 luglio 2019
I MILIONI SPARITI DA TARANTO E ...SPOSTATI SU BARI, BRINDISI E FOGGIA
Novembre 2005, Bari non era questo grande aeroporto, Brindisi ancora meno (diventerà aeroporto civile nel 2010), Foggia era più o meno la stessa di adesso.
SEAP aveva ottenuto la gestione quarantennale nel 2002 (governo Berlusconi). Non si muovevano gli aerei ma i soldi si.
Nichi VENDOLA e Mario LOIZZO, sotto la regia di Domenico DI PAOLA, cominciano a far fruttare il "Sistema Aeroportuale" (soldi per 4 aeroporti, che poi vengono dirottati dove decidono loro). E così, nella rimodulazione, Aeroporto di Taranto perde diversi milioni, quasi tutti dirottati a Bari e Brindisi. Foggia ...beneficia di 10 milioni, che poi diventeranno 14, da utilizzare per l'allungamento di 200 metri di pista che, a tutt'oggi ancora non è stata realizzata.
A Taranto restano (sulla carta) 130 milioni per la realizzazione di una piastra logistica. Inutile dire che nulla è stato realizzato e, dei 130 milioni sono sparite le tracce.
Nichi VENDOLA e Mario LOIZZO, sotto la regia di Domenico DI PAOLA, cominciano a far fruttare il "Sistema Aeroportuale" (soldi per 4 aeroporti, che poi vengono dirottati dove decidono loro). E così, nella rimodulazione, Aeroporto di Taranto perde diversi milioni, quasi tutti dirottati a Bari e Brindisi. Foggia ...beneficia di 10 milioni, che poi diventeranno 14, da utilizzare per l'allungamento di 200 metri di pista che, a tutt'oggi ancora non è stata realizzata.
A Taranto restano (sulla carta) 130 milioni per la realizzazione di una piastra logistica. Inutile dire che nulla è stato realizzato e, dei 130 milioni sono sparite le tracce.
Questi interventi e soldi dirottati da Taranto, sono stati oggetto di un esposto del compianto avv. Luigi ALBISINNI.
Per la Magistratura di Taranto (aeroporto delle nebbie) era tutto ok: nessuna indagine.
Per la Magistratura di Taranto (aeroporto delle nebbie) era tutto ok: nessuna indagine.
Oggi, ogni tanto, per spot elettorale, si sente riparlare di ammodernamento di aerostazione passeggeri e viabilità esterna. Sono i famosi 12 milioni che non trovano pace da tempo immemore.
Come non si ha traccia degli interventi decisi nel 2010 per il "CARGO". Speriamo che gli amministratori e politici, provino almeno vergogna.
mercoledì 29 maggio 2019
CI TOCCA SPERARE NELLA VOGLIA DI FAR SOLDI DI RYANAIR
Michele Emiliano e David O’Brien |
Meraviglie delle meraviglie, con le dichiarazioni del governatore, si è deciso a rispettare la LEGGE (Concessione ENAC 2003), la quale prevede tra l'altro:
art. 2 comma 5:
a. "promuovere il miglioramento ed il potenziamento di tutti gli aeroporti pugliesi, promuovendo ed incrementando i collegamenti aerei per ciascun aeroporto in concessione";
art. 4:
a. "gestire ciascun aeroporto adottando ogni opportuna iniziativa in favore delle comunità territoriali vicine", assicurando, dunque, pari opportunità a tutti i cittadini e le imprese pugliesi, tutelando l'interesse di tutto il territorio regionale e favorendo lo sviluppo equo di tutti gli scali in concessione, (incluso quello di Taranto);
b. "erogare con continuità e regolarità, nel rispetto del principio di imparzialità e secondo le regole di non discriminazione dell'utenza, i servizi di propria competenza";
in caso di non rispetto delle regole
art. 14:
a. dispone la revoca e la decadenza della concessione "non solo nei casi di inadempienza degli obblighi attribuiti alla concessionaria ma anche nel caso di grave e immotivato ritardo nell'attuazione del programma di intervento e del piano degli investimenti per ciascun aeroporto in concessione";
La Concessione è chiara e, un magistrato dovrebbe sapere interpretarla a dovere; Aeroporti di Puglia ha quindi l'obbligo di promozione (e non discriminazione) continuo.
Invito a Ryanair e ad altri vettori, ad occuparsi anche di Foggia e Taranto.
L'invito a Ryanair è la prima volta che viene fatto in maniera ufficiale. Ricordiamo le dichiarazioni di Alborante (Sales & Marketing Manager Ryanair per l’Italia) che affermò: «…Strano che interloquendo con Aeroporti di Puglia non se ne sia mai parlato. Anche perché noi pur di sviluppare il traffico cerchiamo anche vecchi scali militari dismessi da ammodernare».
John ALBORANTE |
Ecco, bisogna sperare nella volontà di Ryanair di ...sviluppare traffico.
Cosa che cercò di fare anche il presidente Gianni FLORIDO, con un invito ufficiale a Ryanair, la quale, sentita AdP, declinò immediatamente.
La domanda, allora, sorge spontanea: dobbiamo fidarci dell'ennesima promessa del governatore?
AdP la smetterà con le continue ostruzioni?
Si lascerà decidere il mercato, o bisognerà ascoltare ancora il ...pianto di Brindisi che chiede mutualità e cooperazione a senso unico?
domenica 19 maggio 2019
RYANAIR CAMBIA ANCORA LE REGOLE BAGAGLIO A MANO
Ryanair, allo scopo di evitare la multa inflitta da AGCOM (al momento bloccata dal ricorso al TAR), cambia ancora la politica "bagaglio a mano", che tanta confusione e disagio ha provocato ai suoi viaggiatori.
All'atto dell'acquisto del biglietto, bisognerà ricordarsi di aggiungere la "priorità" (6€ per borsa e bagaglio da 10 kg da portare in stiva. Per altre opzioni, invitiamo a leggere il nuovo regolamento Ryanair.
Vedremo cosa dirà AGCOM che, pur rimanendo ferma nelle sue conclusioni, non ha previsto un reale rimborso per i bistrattati passeggeri.
Vorremmo capire, che fine fanno, le multe milionarie che AGCOM infligge ai vari operatori? cosa arriva nelle tasche dei reali danneggiati?
Vi invitiamo a segnalare eventuali abusi.
giovedì 16 maggio 2019
NUOVO ARRIVO DA BRATISLAVA
Dear passenger,
Current information about your flight: QS4302.
Destination: Taranto-grottaglie Airport
Terminal: T2
Check-in: 230, 231, 232, 233, 234, 235, 236, 237, 238, 239, 240, 241, 242, 243, 244, 245, 246, 247, 248, 249
Gate: D2
Remark: Gate open
Sincerely
Vaclav Havel Airport Prague
sabato 13 aprile 2019
ORA ANCHE CYBER SECURITY NON SANNO PIÙ COSA INVENTARSI
Pur di non adoperarlo come aeroporto (così come da Convenzione), s'inventano di tutto pur di non far decollare Aeroporto di Taranto.
Come può succedere tutto ciò? semplice, quando tutti sono d'accordo: controllore e controllato.
E allora, è possibile che si faccia di tutto e di più. Come ad esempio: dare cittadinanza ad aziende che non dovrebbero per nessun motivo avere residenza nel sedime aeroportuale.
Stando a quello che scrive Domenico Palmiotti su il Sole 24 ore, AdP, DTA, ENAC, ENAV, sono tutti concordi.
dal Sole 24 ore del 11/04/2019
Si rafforza il polo aerospaziale di Grottaglie (Taranto). Le ultime novità, che vedono la partecipazione del Distretto tecnologico aerospaziale (Dta), riguardano un progetto per testare la cyber security dei droni ed un altro per la realizzazione di un centro per lo sviluppo delle tecnologie nel pilotaggio da remoto. Il primo vede l'impegno dell'Esa, l'Agenzia spaziale europea, attraverso un finanziamento di 2 milioni. Il secondo, invece, coinvolge l'azienda Ingegneria dei sistemi (Ids), con uno stanziamento della Regione Puglia di 4 milioni a valere del programma operativo Fesr 2014-2020.
Per la cyber security, il progetto si chiama “Cruise” e con esso l'aeroporto diventa banco di prova europeo. È in realizzazione, infatti, il progetto finanziato dall'Esa e gestito da Distretto tecnologico aerospaziale (Dta), Planetek (impresa pugliese nel ruolo di capofila), Leonardo, Aeroporti di Puglia (società della Regione Puglia che gestisce gli scali) Telespazio ed Enav. Obiettivo: utilizzo di sensori per il monitoraggio del territorio e la sperimentazione e dimostrazione con voli reali nello spazio aereo segregato. Previsti collegamenti e collaborazione con il Centro sperimentale di Redu, in Belgio, e il Centro spaziale del Fucino, in Italia. A breve avverrà la presentazione dei primi risultati agli utenti finali: aziende private internazionali, agenzie di sicurezza nazionali e internazionali.
Progettare, sviluppare e validare un test range (campo di prova) per la valutazione della vulnerabilità e resistenza dei sistemi aeromobili a pilotaggio remoto (Sapr o droni) rispetto agli attacchi informatici sia in ambienti sintetici (simulatori) che eseguendo voli di prova reali all'interno dello spazio aereo “segregato” - cioè delimitato - collegato all'aeroporto di Grottaglie. Questo, nello specifico, l'obiettivo del progetto di ricerca Cruise (Cyber security in Uas missions by SatellitE link) finanziato con 2 milioni dall'Esa attraverso il programma Artes. L'accordo a monte del progetto è stato sottoscritto, mesi fa, da Dta, Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Belgian Federal Science Policy Office (Belspo). Il CyberSec Test Range integrerà infrastrutture Ict, piattaforme di osservazione della terra, di navigazione (Gnss, Global Navigation Satellite Service) e di comunicazioni satellitari (Satcom). I risultati potranno essere utilizzati per garantire la sicurezza nei trasporti aerei, ferroviari, navali e anche sulle autovetture senza conducente. “Cruise”, inoltre, sfrutterà ed estenderà le capacità dell'infrastruttura di Grottaglie - che ha il riconoscimento di Airport Test Bed - nel campo della sperimentazione e dimostrazione dei droni e delle soluzioni innovative per l'integrazione dei velivoli senza pilota nello spazio aereo non controllato. “Grottaglie Airport Test Bed” è infatti un programma coordinato dal Dta che prevede la messa in opera di un sistema integrato per la simulazione di operazioni e missioni aeree con droni equipaggiati con sensori per il monitoraggio del territorio, ma anche la sperimentazione e la dimostrazione con voli reali nello spazio aereo “segregato”. I test riguarderanno sia le operazioni di volo in “linea di vista” (Vlos) che “oltre la linea di vista radio” (Brlos), analizzando, nel secondo caso, anche le vulnerabilità rispetto ad attacchi eseguiti. Questo, si spiega, sfruttando i servizi di telecomunicazioni e di navigazione satellitari (Satcom, Satnav). In particolare, saranno presi in esame attacchi hardware (accesso ai sistemi di pilotaggio del drone); attacchi wireless (sfruttamento del canale di comando e controllo del drone con la stazione remota di pilotaggio e del canale di comunicazione dei dati raccolti dai sensori); attacchi ai sensori (manipolazione dei dati ricevuti ai sensori di bordo o inviati a terra dai sensori di missione).
Il nuovo investimento finanziato dalla Regione Puglia avrà invece sede nell'ex caserma dei Vigili del Fuoco. Si chiama “Cesare”, acronimo di Centro sperimentale per aeromobili a pilotaggio remoto. Lo ha presentato l'azienda Ids, Ingegneria dei Sistemi, in collaborazione con la Altea (attiva nel terziario avanzato con sede a Baveno, in Piemonte), la Sinds (Roma) e la Euronet (sede a Grottaglie, attiva nel campo dell'Ict e specializzata in sicurezza informatica e web application). La Ids, di base a Pisa, opera da poco meno di due anni a Grottaglie dove ha insediato un Centro di formazione per preparare i tecnici al pilotaggio remoto. L'investimento è di oltre 7 milioni di euro complessivi e consisterà nella realizzazione di uno stabilimento in grado di utilizzare nuove tecnologie e materiali avanzati sia per la produzione di velivoli a pilotaggio remoto, che per lo sviluppo di sistemi avanzati per la loro gestione. Il progetto prevede a regime 25 nuovi occupati.
A fine febbraio il sito di Grottaglie è stato visitato dall'ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs, interessato sia alle potenzialità di sviluppo del polo aerospaziale che ai rapporti di collaborazione (già in atto) tra il Politecnico di Bari e il Technion di Haifa. Senza trascurare che da oltre dieci anni Grottaglie ospita l'insediamento ex Alenia, ora Leonardo, che costruisce due sezioni della fusoliera in fibra di carbonio del Boeing 787 (insediamento che di fatto ha avviato la riconfigurazione produttiva dell'area) e che il recente piano strategico di Aeroporti di Puglia ha ribadito la vocazione industriale dello scalo.
mercoledì 3 aprile 2019
NELL'AEROSPAZIO C'E' TANTO ...SPAZIO
Perchè tanto interesse per l'aerospazio? Forse perchè c'è tanto spazio e tanto spazio per manovre.
I nostri politici sono rimasti letteralmente affascinati da questa nuova attività (ovviamente lontana da casa loro).
Speriamo, prenotino al più presto, un viaggio andata/ritorno: lasciamo a voi decidere!
Ecco un articolo del Fatto Quotidiano, ad opera di Pierluigi Giordano Cardone, che spiega il nuovo business:
Sul futuro del Centro di ricerca aerospaziale di Capua pende una spada di Damocle che arriva dal passato: è la relazione di 148 pagine chiesta a Deloitte dall’ex presidente Asi Roberto Battiston per far luce sulla gestione del Cira dal 2011 al 2016, anni in cui alla guida dell’Agenzia (che controlla il Cira) c’era prevalentemente Enrico Saggese, dimessosi nel 2014 dopo lo scandalo che gli è costato il rinvio a giudizio per corruzione. Chiesta a febbraio 2017, costata 100mila euro e consegnata dopo sette mesi, la due diligence è da sempre considerata un documento super riservato, di cui pochissimi ne conoscono il contenuto. Nei giorni dello scontro a distanza tra il commissario dell’Asi Benvenuti e il suo vice Cinque anche sul report Deloitte, ilfattoquotidiano.it ha potuto studiare nel dettaglio la due diligence. Che scatta una fotografia della gestione opaca del Centro di ricerca, con costi del personale e delle consulenze esterne lievitati negli anni a fronte di un taglio della manutenzione. Un fattore, quest’ultimo, che ha causato danni e mancato utilizzo delle strutture avveniristiche del Cira, con conseguenti ed esorbitanti necessità di spese (si parla negli allegati tenici di 20 milioni) per riportarle in funzione. Si tratta di impianti di proprietà dello Stato, che negli anni ha investito oltre un miliardo di euro per realizzarli.
La relazione super riservata sparisce dai radar
Nonostante queste notizie la due diligence sparisce: non viene mai resa pubblica, come raccontato anche da una determinazione della Corte dei conti. È il 18 settembre 2018, infatti, quando i giudici contabilipubblicano la loro relazione sul bilancio 2016 del Cira (perdite per 7,2 milioni), in cui confermano le criticità finanziarie e in merito alla due diligence scrivono: “Gli esiti, pur trasmessi ai Soci (delibera consiliare del 21 dicembre 2017) al fine dell’individuazione di possibili responsabilità e dell’avvio delle susseguenti iniziative legali nei riguardi dei possibili responsabili, non hanno ancora avuto seguito, nonostante le possibili responsabilità, anche di natura amministrativa, connesse a inerzie o ritardi nell’esercizio degli strumenti societari a salvaguardia degli interessi e delle finanze dell’azienda e delle amministrazioni socie”. Niente. La due diligence che rischia di causare un terremoto nel Cira non sortisce alcun effetto, tanto che prima Battiston (il 5 dicembre 2017 e il 23 ottobre 2018) e poi il commissario Benvenuti (il 5 febbraio 2019) chiedono ai vertici del Cira di capire quali azioni hanno messo in campo per dare seguito a quanto suggerito da Deloitte, che ha consigliato di far vagliare il documento da un pool di legali per valutare anche le eventuali ipotesi di reato. Da dicembre 2017 ad oggi, però, nessuna risposta concreta è arrivata da Capua.
Ecco cosa dice il documento di Deloitte
Il documento di Deloitte è composto da 148 pagine: nella prima parte sono analizzate la situazione economica, lo stato degli impianti (e la manutenzione), il modus operandi gestionale, i costi per i servizi e i progetti; nella seconda vengono passate in rassegna quelle che Deloitte definisce “red flag“, ovvero le transazioni critiche: si tratta di 18 possibili anomalie, costate all’ente 548mila euro e riguardanti soprattutto le consulenze esterne e i servizi di viaggio, comunicazione e pubblicità. Per quanto riguarda la prima parte, la società di revisione ha sottolineato come sin dal 2011 il Cira abbia messo in campo una politica di contrazione dei costi, con particolare attenzione alla manutenzione degli impianti. Un passo molto importante evidenziato da Deloitte è la dismissione, ad opera di Massimo Cavaliere, di un sistema per la gestione della Manutenzione (il software Maximo), in grado di tracciare tutti gli interventi manutentivi. Dal 2009, poi, la manutenzione è stata appaltata all’esterno e nel 2013 il management del Cira ha dato ordine di cancellare definitivamente i dati registrati su Maximo (si tratta di elementi preziosi per comprendere quali interventi siano stati fatti e quali no con relativi costi). Tutto ciò, afferma la Deloitte, ha contribuito ad una situazione di degrado degli impianti (cosa esplicitamente confermata dal rapporto dei tecnici allegato alla Due Diligence) ossia del patrimonio dello Stato. A questo punto Deloitte mette in rassegna i numeri: secondo un modello matematico-statistico in grado di quantificare i costi di manutenzione per preservare l’integrità, l’efficienza e la disponibilità degli impianti, il centro di Capua avrebbe dovuto spendere dal 2011 al 2016 circa di 31 milioni di euro. Quanti ne ha spesi, invece? Secondo Deloitte poco meno di 10 milioni, il che – stando a documenti interni forniti dal Cira – ha creato una situazione di degrado nelle strutture, con conseguente diminuzione del valore di produzione dovuto anche al fermo di alcuni impianti.
Risparmi su manutenzione, non sulle assunzioni
Nel 2015 i tecnici di Capua mettono nero su bianco quanto bisogna spendere per ripristinarne la piena funzionalità: tra costi esterni di ripristino e quelli di revamping, nel triennio 2015-2017 l’ente doveva prevedere una spesa di oltre 19 milioni di euro. Parallelamente dal 2011 al 2016 e nonostante le prescrizioni della Corte dei Conti, sono aumentati i costi per il personale, che ha fatto registrare mediamente un’incidenza del 51% sul valore di produzione: merito – o colpa – delle continue assunzioni di nuovi dipendenti (oltre 50 in quattro anni), a cui non sono corrisposti miglioramenti della produzione interna. Al contrario, invece, sono aumentate le consulenze esterne. E qui si arriva alla seconda parte della due diligence, quella relativa alle cosiddette “red flag”. Tra le 18 transazioni critiche prese in esame, ce ne sono almeno un paio che meritano di essere raccontate, specie perché riguardano persone note alle cronache giudiziarie.
Da Mario Giacomo Sette alla Sistina Travel
La Deloitte, ad esempio, racconta con dovizia di particolari il rapporto tra il Cira e Mario Giacomo Sette, che nel 2010 ha sottoscritto un contratto da 50mila euro per relazioni istituzionali e promozione dell’immagine. Alla scadenza del contratto, il rapporto viene prolungato di un altro anno (stesso stipendio), poi nel 2013 Sette viene assunto al Cira con contratto a tempo determinato a 50mila euro annui. Deloitte sottolinea una serie di criticità, dall’assenza di documentazione su selezione e qualifica del consulente fino alla mancata presenza di documenti a supporto delle prestazioni rese da Sette. Non solo. La totale mancanza di prove documentali per la società di revisione potrebbe prefigurare anche un rischio di incoerenza di natura economica tra il valore di quanto pagato e la prestazione resa, per non parlare del fatto che il lavoro di Sette poteva esser svolto dal personale interno all’ente di Capua. Il nome di Mario Giacomo Sette, tuttavia, significa ben altro nella storia dello spazio made in Italy: nel 2014, infatti, lui e la sorella Francesca vennero arrestati (ai domiciliari) perché coinvolti nello scandalo-tangenti che portò alle dimissioni di Enrico Saggese dalla presidenza Asi. Accusati di corruzione, frode fiscale e falsa fatturazione, il 15 febbraio scorso i due hanno patteggiato (con sospensione) la pena: 20 mesi di reclusione per Mario Giacomo Sette, due anni per la sorella. Si tratta di una condanna vera e propria: il giudice, rigettando il proscioglimento, ha sottolineato che è emersa “anzi la penale responsabilità di entrambi gli imputati”. In quella storia di mazzette, gli indagati erano in tutto sette: oltre a Saggese, ai due fratelli e ai loro genitori, c’erano anche gli imprenditori Alfiero Pignataro e Salvatore Marascia. Quest’ultimo era il socio unico della Sistina Travel, un’agenzia di viaggi che dal 2012 ha lavorato per Asie Cira e che occupa un altro capitolo nella due diligence. La Deloitte, infatti, ha messo in evidenza gli strani affidamenti diretti (per 50mila euro in due anni) e la relativa mancanza di documentazionecirca le forniture in questione. Stesso, identico discorso per la Art Work di Alfiero Pignataro: la società di promozione e comunicazione ha preso 50mila euro dal Cira nel biennio 2011-2012, anche in questo caso – sottolinea Deloitte – con evidenza “carenza di documentazione” attestante la regolarità della fornitura.
L’ingresso del Cira nella società Aspen
Un capitolo a parte è dedicato da Deloitte all’ingresso – datato 27 marzo 2013 – del Cira in Aspen, società specializzata in prodotti/servizi iper tecnologici con sede ad Albuquerque, nel Nuovo Messico. Il Centro di Capua ha acquistato il 12,9% delle azioni, per un totale di oltre 3 milioni: nel bilancio 2017 – come riportato dalla Corte dei Conti – la partecipazione è stata svalutata fino a valere 0,4 milioni. La Deloitte, tuttavia, si concentra sulla natura dell’investimento, perché la documentazione messa a disposizione non ha consentito di accertare in maniera inequivocabile la correttezza dell’operazione: il Cira, infatti, non può utilizzare fondi pubblici del Pro.R.A (finanziati dal Miur e destinati esclusivamente alla ricerca) per finalizzare l’acquisizione societaria. Oggi, tuttavia, sappiamo che l’investimento “strategico” fatto all’epoca da Saggese oggi vale circa un decimo della spesa sostenuta dal Cira.
Le possibili ipotesi di reato e le liste dei nomi
Prima di analizzare singolarmente le transazioni critiche, tuttavia, la Deloitte ha anticipato i principali “rischi-reato astrattamente configurabili” nel periodo 2011-2016, con riferimento a possibili abusi. La società di revisione, pur specificando che la sua non è e non vuole essere una consulenza legale, ha messo in rassegna le eventuali ipotesi di reato riscontrabili: corruzione, abuso d’ufficio, concussione, reati societari, riciclaggio, truffa ai danni dello Stato, reati ambientali, sfruttamento del lavoro, delitti di criminalità organizzata, ecc. Una volta esaminato il documento, l’11 dicembre 2017 il Cira chiede a Deloitte di fornire “un elenco dei nominativi di tutti i soggetti nei confronti dei quali siano emersi potenziali coinvolgimenti nelle vicende di interesse“. La richiesta derivava dall’esigenza di produrre delle lettere di interruzione cautelativa della prescrizione di trasmettere la due diligence all’assemblea dei soci, che a sua volta doveva decidere se avviare o meno eventuali azioni anche di natura legale rispetto a quanto emerso nel report. La Deloitte invia la prima lista il 21 dicembre 2017: tra i 26 nomi riportati, ci sono pezzi da novanta dello spazio italiano, come l’ex presidente Asi Enrico Saggese, l’ex presidente del cda Cira Luigi Carrino e gli ex direttori generali Massimo Cavaliere, Leopoldo Verde e Mario Cosmo. In merito a questi nomi Deloitte è categorica: non si tratta di una lista di potenziali colpevoli, ma solo di chi ricopriva ruoli di comando nel periodo preso in esame e in relazione alle criticità emerse. Gli approfondimenti della società, infatti, “non hanno comportato considerazioni di natura giuridica con riferimento ad eventuali profili di responsabilità, che evidentemente devono essere accertati nell’ambito di più ampie valutazioni legali“. L’8 gennaio 2018, poi, la Deloitte sempre su richiesta del Centro di Capua, invia anche un’altra lista di nomi, quelli di chi ha ricoperto all’epoca il ruolo di componente del Collegio Sindacale Cira dal 2011 al 2016. Anche per questa lista vale il discorso fatto prima: nessuna considerazione di carattere legale. Resta la fotografia di una gestione poco chiara e il consiglio della società di revisione: far vagliare il documento da un pool di avvocati per valutare anche le eventuali ipotesi di reato.
mercoledì 27 marzo 2019
AEROPORTI DI PUGLIA LE SBAGLIA TUTTE
Tiziano Onesti |
È il solito “piano” (inteso come
strategia) per fare fuori i soliti intrusi. Parliamo di Foggia e Taranto,
quindi, di foggiani e tarantini, che pur avendo un proprio aeroporto; in nome
di una assurda, inventata e perdi di più illegale “Rete Aeroportuale” (prima “Sistema Aeroportuale”), devono abdicare in favore di Bari e Brindisi.
Siamo in pieno medioevo con Vassalli e servi della gleba:
dobbiamo contribuire col nostro denaro al contratto con i vettori low
cost e poi aggiungere ancora del nostro, per raggiungere i 2 aeroporti (in
media 100 € a viaggio).
Nel piano presentato oggi, vengono
snocciolati numeri che stanno in piedi, senza che AdP abbia particolari meriti.
È una contingenza ormai durevole, che continuerà a stabilizzarsi per una serie
di motivi che non è difficile elencare:
- le bellezze della nostra Puglia, ormai riconosciute a livello mondiale;
- le difficoltà di altre località nel mondo, altrettanto belle, ma con problemi di sicurezza;
- i voli a basso costo.
Questo si realizza in ogni posto,
dove c’è qualcuno che paga e dei vettori (che con costi bassi), portano gente;
basta vedere realtà come Bergamo, Alghero ecc…
Quindi, inutile sbandierare
vittorie con numeri in continua crescita; è
un contesto ineluttabile. E poi, AdP ha sempre sbagliato le previsioni.
Basta ricordare le dichiarazioni di Di Paola e Minervini che affermavano allora,
nel 2010, che certi numeri, loro li prevedevano per il 2020.
La situazione è questa che
presenta AdP, avallata da Emiliano Capone e tutta la regione Puglia, come se ne
esce:
cercando da persone onesti (questa
volta di fatto), vettori che vogliono
volare da Foggia e da Taranto, stando attenti ai bastoni tra le eliche che
AdP non farà mai mancare.
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